Scopri le carte giuste per i tuoi progetti di stampa digitale.

L’investimento per un macchinario non è l’unico, e per certi versi nemmeno il più importante, quando si affronta il mercato della stampa digitale. Cruciale è infatti la qualità dei materiali utilizzati. Degli inchiostri prima di tutto, in particolare qualora si voglia sperimentare il mondo dei compatibili. Soprattutto però, fondamentale è la scelta del supporto. I fogli di carta sono infatti tutti uguali solamente allo sguardo inesperto. Per un addetto ai lavori, saper valutare i tanti aspetti è requisito essenziale per la buona riuscita di un lavoro.ö

Tra il giornale e l’invito di nozze finemente curato nei dettagli e fustellato, la differenza è abissale. Sbagliare punto di partenza, anche solo per risparmiare pochi centesimi, può tradursi in perdite, anche di immagine, ben più consistenti.

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Il peso della questione.

La prima cosa da prendere in considerazione dovrebbe risultare scontata. La grammatura influisce infatti sulla qualità del prodotto finito come pochi altri fattori. Al di sotto degli 80 gmq, è difficile pensare a un supporto idoneo per la stampa digitale. In casi particolari tuttavia, può anche rivelarsi interessante cimentarsi con una carta velina da 25 gmq; in genere si tratta comunque di sperimentazioni o lavori molto particolari, e delicati. Ammesso che la stampante sia in grado di trattarla.

In generale, la grammatura minima è uno dei dati indicati nelle specifiche tecniche di una stampante. Se per i grandi sistemi offset o quelli digitali più recenti dedicati, trattare carte intorno ai 50 gmq tipici di quotidiani o bugiardini è la regola, nei sistemi più versatili il punto di partenza sono gli 80 gmq dei fogli Usomano, quelli abitualmente impiegati negli uffici.

Da qui in avanti, ogni variazione in genere risponde a una categoria specifica di applicazioni. Per tutte però, c’è da considerare un’importante premessa. Grammatura e spessore non vanno necessariamente di pari passo. A determinare lo spessore contribuiscono infatti anche altri fattori, come la composizione della fibra utilizzata, la consistenza e la lavorazione. Al prolungarsi del periodo dello stoccaggio inoltre, anche l’umidità può incidere.

Una sottile differenza.

La scelta della carta per la stampa digitale cresce quando si inizia a parlare di grammature sopra i 150 gmq, vale a dire la carta Patinata. Questo è anche il tipo di supporto preferito quando si parla di riviste od opuscoli con un certo numero di pagine, ma anche per volantini dalla vita relativamente breve. Si va ancora oltre, fino a 250 gmq, per realizzare pieghevoli, brochure o la copertina di un piccolo volume. Il limite massimo di 350 gmq si raggiunge infine con i biglietti da visita o una copertina.

A differenza della carta Usomano, quella Patinata richiede però una lavorazione più articolata. È infatti necessario un processo di sbiancamento, seguito da una levigatura e concluso appunto con una sottilissima lamina. Il tutto serve a renderla particolarmente adatta per ottenere stampati di qualità. Grazie a questa lavorazione, la resa dei colori è in grado di raggiungere i livelli desiderati. Proprio dallo strato superficiale dipende in linea di massima qualità del risultato, ed è quindi questo uno dei punti importanti da chiarire con il fornitore.

Uno dei parametri chiave è la qualità della fibra, dalla quale dipendono assorbimento del colore, stabilità e durata nel tempo, spessore e uniformità. Per chi intende eseguire lavorazioni successive, come plastificazione o verniciatura, è importante valutare anche la resistenza a ulteriori passaggi in macchina e relative temperature.

Più o meno brillante.

A loro volta, le carte patinate sono disponibili in versione opaca o lucida. Mentre in un progetto di stampa digitale la scelta è spesso questione di gusti, a livello tecnico, la seconda ha una copertura leggermente più sottile e può quindi essere utile valutare la necessità di una grammatura maggiore in sede di prove tra i due tipi, per avere risultati confrontabili. Inoltre, non va dimenticato come un peso troppo ridotto per i fogli lucidi porti al rischio (o all’opportunità), di stampa visibile anche sul retro.

Grammatura e patina sono certamente i due aspetti più importanti quando si parla di carta, ma non sono gli unici. Entrando in quello che si può definire il mondo delle carte speciali, per colori composizione, aspetto e altro ancora, il panorama si allarga a dismisura. Tra le innumerevoli possibilità, emergono comunque alcuni tratti comuni.

Alla ricerca di effetti speciali.

Per esempio, esistono cartiere che aggiungono alghe all’impasto. Oltre a ridurre l’impiego di cellulosa, si ottiene un effetto visivo e tattile diverso, quindi in grado di stimolare creatività e aiutare lo stampatore a distinguersi. Più in generale, la tendenza alla sostenibilità ha portato a miscelare diversi tipi di residui organici, come arance, caffè, mais od olive. Al risparmio e alla sostenibilità, si combina così il vantaggio della diversificazione.

Più in generale, sull’onda della sostenibilità, si sono affermate anche carte riciclate. Prodotte con carta da macero almeno per il 60%, devono inoltre essere sbiancate senza usare sostanze considerate inquinanti. Si distinguono dalla carta ecologica, ottenuta invece dal legno, ma proveniente da foreste certificate FSC, nel rispetto di criteri ambientali e sociali rigorosi.

Da qui in avanti si entra veramente nelle carte particolari, quelle dove con le giuste competenze la stampa digitale permette di produrre qualcosa di unico. Dalle carte con un disegno in rilievo impresso sulla superficie, a quelle alle quali vengono applicati trattamenti per effetti visivi o tattili insoliti. I costi a questo punto naturalmente lievitano velocemente. Spetta al professionista tradurli in investimenti, in abbinamento a una stampante in grado di valorizzarli a dovere.

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